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C'era un trabocco...( breve e giocoso racconto in ricordo di una splendida serata)

  • Gilda Di Nardo
  • 16 lug 2018
  • Tempo di lettura: 6 min


C'era un trabocco o forse erano due, c'era una mucca, un asinello e un bue... Questa forse è solo una rima che può far sorridere i bimbi ma, in realtà, in quel tratto della costa adriatica dove si svolge la nostra storia, di trabocchi ce n'erano diversi ma solo uno era speciale ed ora andremo a vedere perchè. Il proprietario di questo trabocco era un uomo dal cuore buono e cervello fino che aveva fatto un patto con i gabbiani: non cambiare mai l'aspetto del suo trabocco e tenerlo il più possibile vicino a quello originario. I gabbiani del posto erano soliti fermarsi sullo scoglio che sorgeva proprio in mezzo all'acqua dinanzi al trabocco ed erano particolarmente legati ad esso poichè nel corso del tempo i propri antenati proprio in quel luogo avevano stretto amicizia con i pescatori, giocato ed amoreggiato su quello scoglio e, inoltre, quel tratto di mare era sempre stato buono con loro, li aveva sfamati. Così, se l'uomo avesse rispettato il mare e il trabocco, loro avrebbero continuato a vigilare su di esso e soprattutto a danzare in aria e cantare, accompagnati dal mare...I giorni passavano lieti e tutto procedeva come sempre: i viandanti si fermavano a mangiare in quel trabocco, il proprietario ed i suoi collaboratori lavoravano allegramente, i passanti incuriositi si soffermavano ad osservare quella magica struttura che appariva primitiva e avveniristica al contempo, in certi giorni il mare metteva il muso e portava le sue onde su in alto per metri e metri rendendole forti e prepotenti ( alcuni dicono per restituire agli uomini tutta l'arroganza e la prepotenza di cui sono talvolta capaci), altri giorni si distendeva calmo e sornione. Questa era insomma la vita vicino al trabocco ma un giorno avvenne qualcosa di particolare. Mentre il proprietario e i suoi aiutanti correvano avanti e indietro sulla passerella di legno per prepararsi al lavoro, tutti, allo stesso momento, vennero attratti da un canto...ma non era il solito canto dei gabbiani, no, era un canto che ebbe su di loro un effetto quasi paralizzante, si sentirono costretti a sedersi, guardarono l'orizzonte e restarono qualche minuto a farsi cullare dal mare che nel momento in cui quello strano canto era iniziato aveva preso un'andatura lenta e ritmata quasi a voler far danzare assieme a lui il trabocco e chi c'era sopra. I gabbiani si erano chiusi in cerchio attorno al trabocco, restando sospesi in aria per qualche minuto, finchè il canto non si interruppe. I presenti si sentirono quindi come appena risvegliati da un sogno e si guardarono titubanti, incerti e increduli mentre i gabbiani scioglievano il loro cerchio sospeso sul mare; provarono a riprendere la loro attività ma era come se qualcosa li trattenesse, come se neppure sapessero più cosa fare ma, da bravi lavoratori e da esperti di mare sapendo che il mare non perdona la pigrizia, si forzarono e tentarono di riprendere il loro operato. Proprio mentre iniziavano a sentirsi più lucidi ed attivi, giunse da terra, sulla passerella del trabocco, una donna esile e dal volto dolce, muoveva i suoi passi leggera ed elegante come una fatina e senza dire nulla si sedette in un angolo a costruire delle minuscole barchette di carta e delle piccole targhette su cui disegnava e scriveva frasi poetiche. I presenti per un attimo furono turbati dalla presenza della donna ma poi, abituati all'accoglienza non dissero nulla e stavano per rimettersi al lavoro quando sempre da terra giunse un uomo: occhi neri, sguardo profondo e buono, un cilindro in testa e le mani sporche di colore che agitava nell'aria come fosse un mag, diceva " dipingerò un quadro, dipingerò un quadro..." e nel dirlo tirò fuori dalla sua giacca un tela ripiegata e alcuni tubetti di colore; si guardò intorno come in cerca di ispirazione, ignorando i presenti corse indietro sulla terra ferma e con le mani iniziò a stendere i colori sulla sua tela. Il proprietario del trabocco e i suoi aiutanti con maggiore perplessità ma anche con la certezza che la situazione iniziava ad essere davvero strana tentarono nuovamente di rimettersi al lavoro ma proprio in quell'attimo il canto che li aveva bloccati ricominciò, stavolta accompagnato da una strana musica. Tutti, guidati dal suono si voltarono verso terra dove un uomo, dalla sguardo gentile e dagli occhi color del mare, usava le conchiglie battendole tra loro creando un suono intenso e delicato e poi con le sue dita affusolate accarezzava gli scogli che come per magia sembravano assecondarlo come i tasti di un pianoforte. Mentre l'uomo suonava gli scogli e le conchiglie , una donna venuta da lontano giunse dalla terra ferma e si incamminò sicura sulla passerella recitando alcune poesie, incurante dei presenti procedeva sulla passerella recitando i suoi versi e giunse fino alla fine del trabocco dove si arrestò, si voltò, sorrise e indico a tutti lo scoglio dove erano distese due sirene; erano proprio loro, madre e figlia, ad intonare il canto e non per far morire in mare o catturare qualcuno (come un tempo facevano le loro antenate) ma anzi per salvare persone e regalar loro un po' di poesia facendole giungere in quel luogo magico. Al proprietario del trabocco e ai suoi collaboratori la situazione iniziò a sembrare ora quanto mai anomala, si preoccuaparono e si interrogarono sulla propria lucidità ma poi dalla terra ferma videro arrivare tanti viandanti che attirati dalle sirene volevano visitare quel luogo e fermarsi in quel trabocco a far festa. Al dubbio di aver esagerato col vino prevalse perciò nei presenti il senso del dovere e dell'accoglienza e iniziarono così il loro solito generoso servizio di ristorazione. Le ore passavano e andati via gli ultimi avventori il proprietario e gli altri si sedettero un po', provati dalla lunga serata e solo in quel momento ebbero modo di rendersi conto che la dolce fatina, l'uomo col cilindro, il suonatore di scogli, la donna venuta da lontano e le sirene erano scomparsi, così come dal nulla erano apparsi nel nulla erano ritornati. Furono tutti presi da una sensazione di tristezza mista a serenità, perchè se pure quegli strani avventori erano scomparsi erano stati lì e per poche ore avevano arricchito con la loro presenza quel posto. Mentre il proprietario e gli altri si accingevano a spegnere le ultime luci, i gabbiani nuovamente si sollevarono in cielo in cerchio sopra loro e poi, nuovamente sciogliendo il cerchio, accompagnorono lo sguardo dei presenti verso una fila di barchette di carta che prendeva il largo in mare...Tutti sorrisero davanti a quella scena perchè per loro fu la dimostrazione che sì, tutto era avvenuto per davvero e che loro assieme a quello strampalato gruppo di strani figuri per una sera avevano regalato un po' di poesia al mondo. Il proprietario del trabocco però, in quell'attimo, fu attraversato da un pensiero chiaro e fulmineo e prima di congedarsi dagli altri gli intimò: " Questo deve restare il nostro segreto, nessuno dovrà sapere delle sirene e di tutto il resto...ci prenderebbero per matti e poi questo mondo non è sempre pronto alla poesia...non diciamolo a nessuno"...Ma si sa i segreti non sempre restano confinati sulle labbra di chi li ha ascoltati o vissuti e così, in quel tratto della costa adriatica dove ci sono vari trabocchi ma solo uno è speciale, iniziarono a circolare strane voci divenute nel tempo vere e proprie leggende. Chi diceva che in quel trabocco si recava un mago capace di parlare coi gabbiani, chi che c'erano due nudiste che si stendevano sullo scoglio al sole, chi sosteneva di aver visto una donna che recitava poesie inseguita da un matto con le mani sporche di colore...insomma tante e tante varianti sulla verità ..perchè si sa gli esseri umani sono poco avvezzi ad attenersi ai fatti e soprattutto se i fatti sono poetici devono perversamente inserirci brutalità e bruttezza ... Sta di fatto che ancora oggi quel trabocco speciale è lì, si dice che ogni tanto la magica visita di quei particolari avventori si ripeta ma il proprietario non lo rivela mai a nessuno...molti si recano da lui solo per sapere, per capire ma lui, come si è detto, uomo buono e dal cervello fino e col senso dell'umorismo non si sbilancia e se proprio qualcuno insiste, se vuole sapere troppi dettagli, se esordisce chiedendo " Ma allora com'è quella storia di cui si parla di quel pomeriggio... il pittore, la musica ecc.?" lui risponde" Io quella storia non la so...so che c'era un trabocco o forse erano due, c'era una mucca un asinello e un bue".


 
 
 

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