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Suggestioni dalla strada (2009)


Istruzioni per l’uso: pensieri da prendere a piccole dosi, parole da leggere tutto d’un fiato, agitarsi quanto basta e diluire il tutto in un bicchiere d’ironia. Sbuffare, se ne si avverte il bisogno, ridere, giudicare, apprezzare, portare o sopportare queste parole finché si vuole.

Non ci sono controindicazioni, ignorare il foglietto illustrativo e non consultare nessuno. Autorizzazione ministeriale del libero pensiero.

Quando sono nata mi hanno vestita. Stracci, ridicoli merletti, abiti usati o appena usciti dalla maison. Hanno iniziato a farmi vivere, a spiegarmi la vita:“fai quello che ti pare, devi fare così e basta, non posso darti nessuna indicazione”. E poi, a volte, grandi parole oppure silenzi, assenze, nemici o casuali amici. Se guardi per strada, tra le baracche, non hai nessuno a cui chiedere. Se hai fortuna guardi, ascolti, comprendi e vai; vai sulla tua strada. Ma sulla tua strada ti ci hanno già messo, ti hanno già vestito, hai quello che ti è capitato e quelle poche cose che credi di esserti guadagnato. E allora… ho capito, forse. Ho cambiato veste: “perché vuoi essere diverso?”. Ho usato l’abito più comune: “ecco è così che si fa”. Ho messo insieme gli stracci che ho trovato e ho cercato di uscire dalla disperazione: “non hai mai avuto altra scelta”.

Ho scelto il mio abito: “ non è così che va il mondo, non crederci”. E allora ho bruciato tutti gli abiti: “pazza”…e poi nudi fa freddo. Ho prima ammirato e poi infranto vetrine, tagliato abiti firmati, rubato quelli più costosi: mi hanno arrestata e poi ammazzata. Ho venduto abiti: “la attività commerciali non sono più sicure come una volta”. Ho disegnato abiti: “ e credi di poter andare avanti così nella vita?”. Ho lavorato senza tregua e senza scrupoli, sono diventata gonfia come un salvadanaio, qualche goccia e un paio di pasticche, uno svenimento ogni tanto: “che vuoi che sia”. Ho goduto della mia comoda vita: "non puoi fermarti, devi arrivare sempre più in alto”. Ho lavorato, tranquillamente e onestamente: “pensa al futuro, ma non avrai mai una pensione”. Danno incentivi per le auto: il prezzo del petrolio sale, la mia rabbia anche. Alcune auto vanno a fuoco, altre saltano in aria, altre non vengono vendute. Alcuni uccidono, altri muoiono, a modo loro, ogni giorno. Chi vive, chi sopravvive.Vorrei dare carezze ma inizio a dare pugni, per difesa; provo a dare carezze, mi arrivano pugni, continua l’offesa. Sono bambina, chiedo l’elemosina, mi vendono, nel tempo libero lavoro in nero, cucio scarpe, tesso vestiti ma tra un aiuto umanitario e l’altro mi hanno spiegato che è giusto così. Dell’antica saggezza forse mi restano solo una tigre e un dragone. Rido e resto in superficie. Lotto. Arrivo. Ho sempre un dito puntato contro. Mi fermo un po’: "esageri, non va tutto così male”. Non sto parlando di questo.

Poi ho sentito una musica soffiare nel vento, il vento in cui soffiano risposte.Ho ascoltato e ho capito, forseSenza immaginazione le strade terminanoHo indossato un kimono da geisha sopra una veste da samurai,hanno apprezzato il mio corpo e lodato il mio coraggio, hanno usato il mio corpo e deriso il mio coraggio.Il fuoco della follia ha illuminato la mia strada, schiarito le mie ideeDalle sbarre della reclusione ho visto reclusi anche al di là delle sbarreHo disegnato abiti e ho dipinto, per disegnarmi la vita.Ho costruito il mio impero… ci sarà un futuro… ma non per la mia coscienzaHo lavorato per il presente e guardo al futuro che forse arriverà.Ho una famiglia; non ho una famiglia; voglio dei figli; non voglio dei figli; voglio vivere a lungo; voglio morire giovane; voglio lavorare; perché dovrei lavorare? Non importa come la penso io. Mille strade: il punto è che le indicazioni erano maledettamente sbagliate, cambiamo la segnaletica.

Poi mi sono svegliata del tutto e allora…ho capito, forse.Ora la mia geisha e il mio samurai si amano, non faccio mai mancare loro l’ironia. In strada c’è di tutto. Chi vuol esser lieto sia. Amore?Opportunismo? Distruzione? Coraggio? Disperazione?Verità?Lacrime? Sorrisi? Guerre? Pace?Posso scegliere. Forse. Mentre vendo braccialetti o scambio azioni, ingurgito vino, raccatto avanzi, gusto sushi, cucino lasagne, lavo l’insalata, in tailleur, con i jeans, in mezzo agli stracci, con tacco dieci o scalza, drogata mi sconvolgo o assuefatta alla vita resto terribilmente lucida, guardo gli altri negli occhi se ci riesco, scelgo, forse. Riesco a distinguere.Ricchezza e povertà non si assomigliano, affatto. Fame e sazietà non vanno insieme, mai. Onestà e disonestà non coincidono, per niente. Verità e potere, non si conoscono, ma si dice che vadano insieme… quando fa comodo. Leggerezza e pesantezza servono, entrambe. Lealtà, mi piace. Domattina sveglia alle 7.00.Metto su il mio disco, ora la musica cambia e il finale del film non è sempre lo stesso.Un’altra modulazione di frequenza, un’altra sceneggiatura, altri quadri da dipingere, le corde della chitarra da cambiare, un movimento da tigre, uno da dragone ed uno come mi viene più naturale possibile …e sono finalmente sveglia.Sono del tutto sveglia, inizio a camminare, passeggio, fischietto, sorrido, piango, tra vicoli bui o assolati, tra strade affollate e solitarie… non importa… mi incontro e mi scontro, canto le mie canzoni, disegno la mia vita, dipingo su un muro, riprendo le immagini più significative, quelle in grado di raccontare le bassezze dell’animo umano e la sua grandiosità. Ruggisco, sputo fuoco, mi libro in aria e poi tocco il suolo, ho bisogno di sentire la durezza della terra ogni tanto, do una carezza a un passante sconosciuto, sorrido e proseguo.Cammino per la mia strada ma non smetto di guardare anche quella degli altri. E vivo.Da lontano la geisha e il samurai mi salutano, faccio loro un ritratto, poi lo porto in casa tua e lo appendo lì: dietro il tuo grande schermo, vicino la macchia d’umido, sopra al tavolo che “zoppica”, affianco al cartone in cui ti ripari per strada, sopra la vasca con l’idromassaggio, dentro il frigo che anche questa settimana è vuoto o che la colf ha appena riempito, nella tua capanna, sul comodino, dentro l’armadio, in mezzo al bucato che sa di sole oppure di smog. Da qui la geisha e il samurai ridono delle tue certezze, soffrono per le tue amarezze, calpestano gli abiti che non ti appartengono, lottano e poi si amano mentre tu ti metti in cammino, sulla tua strada. C’è sempre un’altra strada. Hai solo una vita, tra mille strade e ancora di più. Al di là delle sbarre, un passo dopo l’altro, è proprio li, ci sei, è la tua strada. Una tigre e un dragone ti indicano il cammino, non affrontarli, affidati a loro, stavolta non ti tradiranno. E’ la giusta direzione, forse.Non c’è strada senza vento, non c’è vento che non porti risposte, la geisha e il samurai ti sorridono, sussurrano frasi per te: saprai ascoltare le parole nel vento della strada?

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